Il
coronavirus, nel nostro paese
Il poeta, col dolore nel cuore, “rappresenta” la
drammatica situazione determinata dal
nuovo mostruoso virus
Primi mesi
dell’anno 2020.
Bello è Il
tempo,
le giornate
si susseguono
con una
calda luce
le notti con
un fresco buio.
Tutto
procede normale:
vanno a
scuola i ragazzi
a lavorare gli
adulti
al circolo
sociale gli anziani;
la vita
abituale di sempre.
Ma dall’
undici febbraio,
con la furia
distruttrice
della
grandine che violenta
cade sulla
campagna,
il coronavirus
devasta la vita.
E’un virus
mai conosciuto prima
che si
trasmette rapidamente
per contagio
da persona a persona,
toglie il
respiro ai contagiati
e causa
lesioni e morte.
Non esiste
il vaccino.
Tante le
persone contagiate,
in zone
sempre più ampie
e infine
nell’intero paese.
E’ epidemia.
Tutti hanno
paura,
si
proteggono dal contagio
evitando
contatti personali
e usando disinfettanti
mascherine e
guanti.
Le strade sono vuote,
solo qualche
auto passa veloce
quasi a
voler scappare
e qualche
cane e gatto randagio
vaga qua e
là senza un arrivo.
Con le finestre chiuse
e i balconi
senza persone affacciate
i palazzi sembrano
senza anima.
Appaiono spenti
e tristi
non più
praticati dai bambini
i
parchi e i giardini pubblici.
Per decreto
del Governo
al fine di
fermare il contagio,
tutte le
persone con le famiglie
stanno a
casa senza uscire:
giocano coi
bambini per distrarli
praticano mestamente
hobby
conversano
sul più e sul meno
si tengono connessi con parenti e amici.
Pur se diverse
persone irresponsabili
non rispettano il divieto
e girano in
lungo e in largo
aumentando
le possibilità di contagio.
Ancora, seguono
la televisione
che conferma
l’espandersi dei contagi
e la
rilevanza degli esiti negativi.
Moltissimi
contagiati senza sintomi,
guariscono
presto senza conseguenze.
Altri con
sintomi non gravi,
osservano una
quarantena in casa
e così
riacquistano la salute.
Ma numerose
autoambulanze
come in una
terribile corsa
sfrecciano a sirene spiegate
verso ospedali
con i contagiati più gravi:
il personale,
medico e non,
li cura in assoluto
isolamento
con una
attività frenetica e incessante
fino allo
sfinimento.
Ciononostante,
molti non ce la fanno
e muoiono.
Nei cimiteri
non c’è più spazio,
per loro
neppure la sepoltura.
Da malati, neanche
la vicinanza dei propri cari;
da morti, neppure
un funerale
… scompaiono
nel nulla.
Lo strazio
dei familiari ed amici,
e il dolore e la partecipazione
di tutto il
paese.
Oggi 19
marzo 2020,
buone sono le
condizioni del tempo
che preannunciano
la dolce primavera.
Ovunque, “
Andrà tutto bene ”.
Ma il mondo
non sarà più lo stesso,
anche se tu
maledetto coronavirus
sarai
sconfitto;
e sarà la
conferma della forza della vita!
Tronati Bruno
(19/marzo/2020 – Diritti riservati)